Il Museo archeologico dell’Istria di Pola, in collaborazione con il Museo archeologico di Zagabria, il Museo della Città di Rovigno e l’Università popolare aperta, ha presentato giovedì 16 novembre al Centro multimediale il secondo tomo della monografia su Moncodogno – il più grande e importante sito archeologico in Istria. Alla presentazione hanno preso parte numerosi esperti i quali hanno dato nel corso degli anni un notevole contributo alla ricerca dell’insediamento, situato a 5 chilometri da Rovigno. Tra questi, Kristina Mihovilić dal Museo archeologico dell’Istria, Biba Teržan dell’Università di Lubiana, Darko Komšo, direttore del Museo Archeologico di Pola e Damir Matosevic, archeologo presso il Museo della Città di Rovigno.
Gli scavi a Monkodonja sono iniziati nel lontano 1953, sotto la guida dell’eminente archeologo Boris Bačić e sono continuati nel 1997 sotto la guida dell’esperto mondiale, il dott. Bernhard Hansel, scomparso nell’aprile di quest’anno. A ricordarlo è stato Darko Komšo, sottolineando il grande contributo del dott. Hansel, il quale ha pubblicato, tra l’altro, il primo libro in lingua tedesca e croata nel 2015, intitolato «Moncodogno – Ricerche dell’insediamento protourbano dell’età del bronzo in Istria, scavi e ritrovamenti».
Il secondo libro di questa corposa monografia è stato scritto dalla giovane archeologa tedesca Anja Helmuth Kramberger, pubblicato quest’anno dal Museo archeologico dell’Istria nella collana Monografie e cataloghi. Il libro, stampato in tedesco e in croato, con una sintesi in italiano, è stato presentato da Sanjin Mihelić, direttore del Museo archeologico di Zagabria. È diviso in diversi gruppi tematici e contiene circa un migliaio di immagini e disegni di ceramiche ritrovate a Moncodogno. Si tratta di circa mezzo milione di frammenti di ceramiche, tra vasi, tazze e recipienti usati diverse migliaia di anni fa.