Il centro storico, è senz’altro il luogo più interessante e caratteristico dell’abitato; dal 1963 è sotto tutela (in base alla delibera del 1963, dell’Istituto per la Conservazione dei beni culturali e naturali di Fiume).
La città vecchia suscita intense emozioni; nei suoi balconi, ballatoi, scalinate, portali e altane emergono, intrecciandosi elementi romanici, gotici, rinascimentali, barocchi e neoclassicisti. Passeggiando nelle tortuose calli rimarremo colpiti dalle fitte case slanciate che sembrano sorreggere l’un l’altra, aggrappate al Duomo di S.Eufemia; un tempo protette dalle solide e imponenti mura medievali e rinascimentali, ancora visibili, in alcuni tratti, sia nella parte sud che nella parte nord del centro storico.
Delle sette porte originarie della città, tre hanno mantenuto intatta la loro struttura: Porta S.Croce e lo stemma cittadino, Porta S.Benedetto (oggi Porta sulla riva), Porta Sottomuro (Portizza) con l’iscrizione del 1590, mentre la Porta della Pescheria ha nel tempo subito delle modifiche.
Nel 1678-9, quest’ultima venne trasformata nell’elegante arco barocco bugnato detto dei Balbi, con scolpite a tutto tondo in chiave di volta una figura “turchesca” (dalla parte esterna) ed una “veneziana” (dalla parte interna). Sopra l’architrave due vasi affiancavano il leone marciano, nimbato, andante a sinistra, con il libro aperto sul quale si legge il moto augurale VICTORIA TIBI MARCE EVANGELISTA MEVS.
Un secolo più tardi venne rialzata e abbellita la trabeazione dell’arco: il leone veneto, affiancato ora da due volute, venne posto nel campo mediano del fregio, mentre sopra l’architrave furono collocati due stemmi del Casato dei Balbi.
Superato l’Arco dei Balbi il primo edificio che incontriamo alla nostra sinistra è il Municipio, un tempo Palazzo pretorio. Le sue prime strutture sono datate al 1308. Nei secoli successivi conobbe numerosi ampliamenti e restauri. Nel sotterraneo vi era la prigione mentre al primo piano c’era la Sala del Consiglio con il tribunale per i rettori, tribuna per gli avvocati, un piccolo altare e l’archivio.
Nel 1822 vennero demoliti il sottoportico con l’antica porta di S.Damiano e la sovrastante sala, nonché ristrutturata la facciata del Palazzo. Tra il 1850 e il 1860 il Palazzo subì ulteriori restauri, mentre successivamente sulla sua facciata vennero posti lapidi, armi e il blasone cittadino. Il primo utilizzo dello stemma della città di Rovigno, con la figura araldica della croce comune rossa in campo bianco, risale ai secoli XIV-XV. Al primo piano campeggia lo splendido affresco del 1584, che un tempo decorava la Sala del Consiglio.
In piazza Matteotti, in un palazzo recentemente restaurato, ha sede il Centro di Ricerche Storiche dell’Unione Italiana, sorto nel 1968. Il Centro dispone di un fondo bibliotecario ricco di ben oltre ottantamila volumi; dal 1995 il Centro è sede di una “Biblioteca depositaria del Consiglio d’Europa”, di particolare interesse per opere e scritti inerenti soprattutto ai diritti dell’uomo e delle minoranze.
Da piazza Matteotti si arriva in “Piassa Granda” (“Piazza Grande”) incorniciata da bellissimi palazzi di chiara ispirazione veneta risalenti al XVI secolo. Comunque, qualsiasi calle si scelga verremo stregati dalla misteriosa bellezza che l’avvolge. Alcune ci condurranno al mare, altre, come la Grisia, rinomata per l’ormai tradizionale mostra di arti visive, si inerpicano alla sommità del colle dove sorge, imponente, il Duomo di S.Eufemia, santa protettrice della città. La chiesetta che chiude la linea destra dei caseggiati della Grisia è dedicata a S.Giuseppe è fu eretta nel 1673.
Scendendo dalla via S.Croce troviamo l’omonima chiesetta costruita nel 1592 nei pressi della quale, secondo la leggenda approdò il sarcofago di S.Eufemia, come scritto sulla lapide, ormai illeggibile, sul pilastro eretto nel 1720 lungo la spiaggia sottostante.
Tra gli ambienti più suggestivi vanno annoverati i Volti che mettono in comunicazione il Pian del Tibio e la piazzetta di S.Benedetto con le omonime chiesetta medievale del secolo XIV e la porta cittadina, oggi Porta della riva, dove si è conservato intatto un tratto delle mura medievali del secolo XII. La sola piazzetta è uno dei complessi architettonici più suggestivi e di elevato valore ambientale.
Il molo grande, rifugio sicuro per le navi è stato costruito nel 1859 e completato nel 1931. Partendo dal Molo grande verso la piazza cittadina incontriamo Porta Sottomuro, sulla quale, da una parte, si appoggia il Palazzo pretorio che si protende sino alla piazza Matteotti e, più specificatamente all’Arco dei Balbi.
Dal Duomo di S.Eufemia imboccando una delle vie più suggestive, Bregovita (Via del Monte), si arriva al Campiello al Monte con la chiesetta di S.Tommaso, che rappresenta uno dei complessi architettonici più considerevoli e visitati della città. La chiesa esisteva già nel 1388. Ampliata nel 1722-3, con sottoportico con pilastri di pietra, venne assegnata nel 1777 alla Confraternita di S.Francesco delle stimmate.
Parallela alla via S.Tommaso corre la via V.Svalba (Dietrocastello), uno dei primi borghi sviluppatesi fuori le mura a partire dalla metà del secolo XVII. I suoi edifici barocchi la rendono una delle vie più interessanti. Scendendo da via del Monte arriviamo chiesa chiamata oggi “Oratorio”. La costruzione ha due entrate, in via Chiurco e nella sottostante via V.Svalba, l’antica Dietrocastello.Tre lapide epigrafiche apposte sulla facciata dell’Oratorio testimoniano l’esistenza nel passato del primo ospedale di Rovigno al pian terreno; di una piccola cappella al piano superiore; e della chiesetta della Madonna della Pietà.
Nella chiesa di particolare interesse è l’altare in marmo innalzato nel 1681 con in nicchia un gruppo scultoreo in legno dipinto con dorature raffiguranti la Beata Vergine Addolorata con le sette spade dei dolori e col Gesù sulle ginocchia, nonché l’altare della Madonna della Pietà.
Quasi alla fine della via V.Svalba (Dietrocastello) sul lato sinistro vi troviamo la chiesa della Madonna della Salute eretta nel 1779. La pala dell’altare raffigura la B.V. col Bambino, S.Giuseppe, S.Francesco di Sales e la figura genuflessa della Repubblica veneta con manto reale broccato d’oro con pelle d’ermellino e corno ducale bianco che copia la famosa tela della Madonna della Salute di Venezia. Notevoli sono pure le tele settecentesche.